sabato 5 aprile 2008

135 - Croccante...

Quali sono le parole-chiavi della nuova ristorazione "in"?
Beh, la prima, senz'altro, è "croccante". Ormai "crocca" proprio tutto, dalle patate ai peperoni, dal coniglio alle carote, dal pollo all'ananas... In qualsiasi ristorantino chic da minimo 60€ a cranio si dovrebbe udire all'ora del pieno un croccare generale simile a quello che arriva dalla gabbia dei criceti quando mangiano...
Poi c'è "tiepido". Il caldo non tira più, il freddo annoia: molto meglio un "in-between", un dolce tepore facile da ingoiare, insomma quel "tiepido" che facilita molto anche il lavoro in cucina. Il "top" è la celebre "insalatina tiepida", di questa o quell'altra composizione.
Va forte anche "stracotto". Di tutto: polpo, cinghiale, tacchino, e persino pesce (l'ho letto!). Anche questo è facile sia da mangiare (c'è appena bisogno di masticare) che da cucinare (metti tutto sul fornello o in forno e lasci cuocere...).
"Al coltello". Questo è già più tecnico, Bisogna sapere cosa significa, e cioè battere al coltello una tartara piuttosto che passarla nel mixer. "Al coltello" può essere battuta qualsiasi cosa, dal prezzemolo al ragù di cinghiale (l'ho letto!). E poi, vuoi mettere un ragù battuto al coltello...Che chic!
Poi ci sono le "creme", "vellutate", "passate" o anche "satinate" (l'ho letto!), tutte cose di facile ingoio, sempre che si sappia ancora come si regge un cucchiaio...
Non scordiamoci poi il "destrutturato". Parolona dificile da pronunciare ma che fa tanto creativo. Si "destruttura" il millefoglie, il tiramisù (buffo, no?), la lasagna, il timballo, e persino lo sformato (l'ho letto!). Fare un tiramisù con i savoiardi in verticale: che idea!!!!!!
Glissiamo sui diminutivi. Si sprecano le zuppette, i bocconcini, le cremine, le insalatine, gli sformatini, i "piccoli" questi e "piccole" quest'altre...Piccolo è bello: è tanto carino da vedersi e comunque costa quanto il "grande" (come mai?).
Poi, naturalmente, parole-chiavi sono soprattutto i marchi, come per i vestiti o le scarpe. Il pomodoro è molto meglio se è Pachino, il sale se della Bretagna, il pepe di Sze-Chuan, la cannella Cassia di Cina (bel nome ma è quella che costa meno...), il burro di Normandia, la vaniglia di Bourbon, e via discorrendo. Ancora non troviamo etichette nel piatto ma succederà...
Ma dico, tutta 'sta terminologia da boccucce strette, stomachini capricciosi e portafogli consistenti, a voi attira?
A me no...


4 commenti:

Luvi ha detto...

grande applauso!

sarà forse perchè mi piacciono i piatti della tradizione (letta nel significato più ampio casalinga ma anche estera) non per moda nè perchè sono vetusta.
Rifuggo l'elaborato/laborioso fine a se stesso...perchè, in cucina come nella vita, la gente tende a cercare ontano e poi cade nel conformismo pensando di essere originale?

Jean-Michel ha detto...

L'originalità non sta certo nei nomi e nelle parole...appunto.
Spesso purtroppo i nomi e le parolone ricoprono un certo vuoto di originalità concreta, e cioè il piatto dal nome altisonante si rivela poi una cosa mediocremente realizzata. La Nouvelle Cuisine e le nuove definizioni vanno lasciati ai grandissimi chef. Gli altri, io compreso, parlino come mangiano...

:)

Luvi ha detto...

...hai qualche cosa di "croccante" o "destrutturato" nascosto in un cassetto da farti perdonare? :D

Jean-Michel ha detto...

Parli del mio cervello?
:)))))))))))))))))))))))))